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Obesità e diabete nei giovani. Un’alleanza accademica studierà i danni da uso eccessivo di fruttosio nelle diete di importazione per promuovere alimentazione sana e corretta informazione

L’Università del Piemonte Orientale guida il progetto supportato dalla Fondazione Cariplo che studierà l’incidenza negativa dei cibi ultra-processati che stanno determinando un aumento rapido dei casi di obesità in bambini e adolescenti. Grazie a un’analisi comparata e multidisciplinare sarà possibile influenzare le future campagne di sanità pubblica riducendo l’incidenza di queste patologie a forte rischio di cronicizzazione tra i minori.

Di Leonardo D'Amico

Data di pubblicazione

Prevenire obesità e diabete 2, la ricerca è finanziata da Fondazione Cariplo
Il progetto di ricerca interateneo è partito il 1° marzo

credits © 123RF/UPO

Bambini e adolescenti sono sempre più protagonisti della cosiddetta transizione nutrizionale, un fenomeno che ne influenza stili dietetici e salute come nel caso, per esempio, della dieta “Western”, caratterizzata da cibi più “confortevoli” e ultraprocessati che sono ricchi di grassi saturi e di zuccheri, come il fruttosio. Proprio il fruttosio è stato oggetto del dibattito scientifico recente nell’ambito medico e nutrizionale; quando viene assunto in eccesso, infatti, esso implica un incremento dello sviluppo dell’obesità e delle numerose complicanze metaboliche che ne sono diretta conseguenza, prime tra tutte la steatosi epatica non alcolica e il diabete mellito di tipo 2.

Nonostante il significativo incremento di casi di obesità a livello pediatrico, oggi la maggior parte dei dati sul fruttosio presenti in letteratura si concentra ancora sugli adulti e su modelli animali adulti. A questo aspetto si aggiunge una insufficientemente consapevolezza della popolazione rispetto ai rischi collegati a diete insalubri ricche di prodotti processati e di fruttosio ma gli scienziati. Da queste premesse nasce il progetto “Dietary fructose: a metabolic switch in pediatric obesity-related diseases. Identification of nutritional, biological, omics, and social determinants” – guidato dall’Università del Piemonte Orientale – che ha come obbiettivo principale la valutazione dell’introito di fruttosio nella dieta dei bambini in età prescolare e negli adolescenti al fine di valutarne i rischi di carattere metabolico.

Dietary fructose è un programma di ricerca interateneo coordinato per UPO da Flavia Prodam, professoressa associata di Scienze tecniche dietetiche applicate presso il Dipartimento di Scienze della salute, ed è finanziato dalla Fondazione Cariplo.

Il progetto, partito ufficialmente con il kick-off online tenutosi il 1° marzo, gode della collaborazione di esperti multidisciplinari di tre università italiane: oltre a UPO, che è unità di riferimento, partecipano l’Università di Bari, coordinata dalla professoressa Maria Felicia Faienza, e l’Università di Roma “Foro Italico”, coordinata dalla professoressa Francesca Romana Lenzi. Il team sarà coadiuvato dai professori Salvaturi Sutti (DISS) e Marcello Manfredi (DIMET) di UPO, dal supporto tecnico e statistico delle Divisioni di Pediatria delle Università del Piemonte Orientale e di Bari e da numerosi dottori di ricerca.

Il progetto si pone due obiettivi precisi realizzabili proprio grazie al carattere multidisciplinare di chi vi collabora. Il primo, prettamente medico, riguarda la valutazione del danno d’organo causato da un eccessivo apporto di fruttosio in età pediatrica e prenderà in considerazione anche i determinanti ambientali che differiscono tra il Nord e il Sud Italia. All’interno della coorte di studio, inoltre, si valuteranno le complicanze legate all’obesità causata da eccesso di fruttosio, quali la steatosi epatica non alcolica e la fragilità ossea. Queste patologie saranno oggetto di approfondimento tramite studi sperimentali in vitro e in vivo anche in modelli animali. I ricercatori del team si occuperanno, infatti, di studiare i meccanismi molecolari e immunitari coinvolti nello sviluppo e nella progressione della steatosi epatica e l’osteoclastogenesi a seguito di una dieta ricca di fruttosio. Grazie alle analisi di laboratorio che verranno svolte al CAAD (il Centro di Ricerca Traslazionale sulle Malattie Autoimmuni e Allergiche dell’UPO), i ricercatori saranno in grado di attribuire una firma “omica” legata all’accesso di fruttosio nella popolazione pediatrica oggetto di studio, che in futuro potrà essere utile per l’identificazione di nuovi biomarcatori precoci legati a questa dieta.

Il secondo obiettivo dello studio sarà l’identificazione su territorio nazionale di determinanti socio-culturali che promuovono una dieta ricca in fruttosio. L’unità guidata dalla professoressa Lenzi si occuperà proprio di questa seconda parte; confronterà i dati nazionali con i determinanti della coorte in analisi, valutandone i fattori di rischio urbani, sociali ed economici. I dati raccolti saranno poi usati per impostare campagne di prevenzione più efficaci nei messaggi e nelle strategie.

«Il nostro scopo primario – sottolinea la professoressa Flavia Prodam – sarà utilizzare i risultati biologici e socioculturali della ricerca per tradurli in un messaggio efficace di salute pubblica; oggi il cambiamento dello stile alimentare all’interno della società è una priorità assoluta se vogliamo provare a ridurre la prevalenza di obesità e i rischi che questa patologia, fatalmente, comporta. Il progetto si sposa e si interseca con il neonato “Novara Changes Diabetes”, un progetto nato in seno alle attività dell’incubatore di idee Health City Institute che promuove la salute e il benessere sociale grazie all’analisi dei determinanti sociali della salute. Oggi più che mai è necessario integrare gli obiettivi di salute nelle politiche pubbliche, creare collaborazioni tra i settori per favorire scelte di salute sostenibili al fine di ridurre il carico delle malattie croniche non trasmissibili.»

    Ultima modifica 7 Marzo 2023

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