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Marco Ladetto, 'medico universitario’ apripista ad Alessandria nell'integrazione tra UPO e Ospedale
Ospedale di Alessandria e UPO lavorano insieme per lo sviluppo del capoluogo sui fronti della sanità, della ricerca, della didattica
Di Leonardo D'Amico
Data di pubblicazione
«È come se fosse nata una macchina con due motori». Marco Ladetto, classe 1968, ematologo, è professore associato di Malattie del sangue presso il Dipartimento di Medicina traslazionale dell'Università del Piemonte Orientale e, dal 2014, dirige la Struttura complessa di Ematologia dell'Azienda Ospedaliera Nazionale "Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo" di Alessandria. In precedenza ha lavorato come ricercatore e dirigente medico nel Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino.
Il professor Ladetto è 'medico universitario', un apripista, come si definisce lui stesso, nel percorso di integrazione che sta conducendo il Dipartimento delle Attività Integrate Ricerca e Innovazione diretto da Antonio Maconi, che coordina e gestisce i rapporti con l'Università. Una “macchina”, appunto, con il motore ospedaliero e quello universitario che devono «girare insieme con un solo obiettivo: lo sviluppo di Alessandria sui fronti della sanità, della ricerca, della didattica» a beneficio della crescita dell'ospedale e del tessuto sociale.
Ematologia si trasforma in Struttura complessa a direzione universitaria (così come Medicina Interna), mentre continua il processo per il riconoscimento di IRCCS (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) dell'azienda ospedaliera di Alessandria. Risultati che, secondo Ladetto, «non arrivano per caso, ma sono il frutto di anni di impegno e collaborazione fra l'ospedale e l'università. I vantaggi? Assolutamente reciproci. Per l'azienda significa avere più studenti, una materia viva che si forma e che forma, ringiovanire l'ambiente, creare le giuste condizioni per un crescente interscambio di competenze e cultura. Per l'Ateneo è l'occasione per ampliare gli orizzonti sul piano della specialità e, di conseguenza, della ricerca all'interno dell'ospedale. È l'università che apre le porte all'accesso a fondi, anche internazionali, che non sono accessibili all'ospedale da solo. Ricerca, didattica, assistenza sono un tutt'uno e costituiscono l'altro valore aggiunto in vista dell'Irccs per mesotelioma e patologie ambientali».
Alessandria è pronta?
«Assolutamente sì. I colleghi hanno compreso che si apre un terreno nuovo di crescita e sviluppo per l'azienda ospedaliera, basta vedere il numero di candidature per fare i tutor agli studenti universitari che dall'otto marzo entreranno in corsia. E poi c'è la dimensione di questo ospedale che aiuta, insieme alle specialità e all'alta complessità che rappresenta l'altro valore aggiunto. Partire da zero, imboccando adesso la strada che porta all'ospedale universitario, significa creare la migliore condizione per le più efficaci interazioni».
Cambiamento per l'ospedale, per l'Ateneo e anche per lei. Come vive questa doppia veste?
«Ammetto che il carico di lavoro c'è. Didattica e ospedale significano un impegno di non poco conto, anche se le lezioni non sono quotidiane. Ma c'è la dimensione relazionale, si scoprono profili e professionalità, si lavora a progetti per la scuola di specialità e poi ci sono i rapporti fra l'Ematologia di Alessandria e quella dell'ospedale di Novara per mettere a punto progettualità di ricerca comuni, facendo squadra perché facciamo capo a un'unica realtà accademica. E poi non mancheranno nemmeno le tesi di laurea».
E il suo reparto?
«Il lavoro è aumentato e cambiato, questo è vero, come è vero che il mio stesso tempo per la struttura è diverso rispetto al passato, ma è qui che si è aperta una nuova stagione in cui la responsabilità che fa capo ai medici del reparto e al personale infermieristico sta trasformando la struttura in una realtà non solo all'avanguardia per la cura dei pazienti, ma anche in una occasione quotidiana di confronto tra professionisti che richiamano, a mio giudizio, un preciso passaggio del testo del Giuramento di Ippocrate, che dice così: “Pari a miei genitori stimerò chi mi imparava quest’arte; gli sarò compagno di vita; e se privo del bisognevole gliene farò parte; i suoi figli considererò come fratelli germani, e se ameranno apprendere quest’Arte io la insegnerò senza mercede od accordo”».
L'Ematologia dell'ospedale di Alessandria fa parte della rete oncologica del Piemonte e della Val d’Aosta ed è in grado di trattare tutte le patologie ematologiche sia neoplastiche (linfomi, leucemie, mieloma multiplo, malattie linfoproliferative), sia non neoplastiche (Emoglobinopatie, Malattie emorragiche congenite, Anemie congenite).
(Per i contenuti di questo articolo si ringrazia l'Ufficio stampa dell'Azienda Ospedaliera di Alessandria)
Ultima modifica 13 Novembre 2022
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