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L’auditorium “G. Cattaneo” ha applaudito la conferenza di Daniele Franco
L’ex Ministro dell’Economia e delle Finanze ha trattato il tema del riscaldamento planetario, dell'innalzamento del livello di mari e oceani, sempre più preoccupante e il difficile percorso di riduzione della quantità di CO2 nell’atmosfera.
Di Simone Sarasso
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credits © Giorgio Sambarino
Più di duecento persone hanno accolto lo scorso 10 aprile all’Auditorium “G. Cattaneo”, presso il Campus Perrone di Novara, l’ex Ministro dell’Economia e delle Finanze, Direttore Generale della Banca d’Italia e Ragioniere Generale dello Stato Daniele Franco.
"Politica economica e transizione climatica" è il titolo dell’apprezzatissima conferenza organizzata dal Dipartimento di Studi per l'Economia e l'Impresa (DISEI) e introdotta dal professor Martin Zagler, ordinario di Politica Economica dell’Università del Piemonte Orientale. Sul palco con loro anche la professoressa Carmen Aina, associata di Politica economica del Dipartimento per lo Sviluppo sostenibile e la transizione ecologica.
Daniele Franco ha aperto la giornata di lavori introducendo il tema del riscaldamento planetario e illustrando dati scientifici riguardo il progressivo innalzamento della temperatura terrestre: un rilevamento sulla condizione termica media degli ultimi dieci mesi in diversi territori del globo ha identificato i mesi in questione come i più caldi della storia. E la tendenza è difficile da invertire.
La riflessione si è poi spostata sull’aumento del livello di mari e oceani, sempre più preoccupante. L’ex Ministro ha portato l’esempio di Venezia e del MOSE, il sistema di dighe mobili che protegge la città da un potenziale innalzamento delle acque fino a due metri. La struttura potrebbe rivelarsi insufficiente, qualora nei prossimi anni la curva di incremento alimentata dallo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari dovesse confermarsi costante.
Dopo aver illustrato le diverse soluzioni in atto a livello globale per contrastare il problema, alla luce delle plurime esperienze di Franco in tavoli di discussione internazionali (come quello del G20, cui partecipò all’epoca dell’incarico ministeriale), l’attenzione dell’esperto si è spostata sul CO2, principale responsabile dell’inquinamento globale.
Interessantissima la descrizione del difficile percorso di riduzione della quantità di CO2 nell’atmosfera in chiave di duplice conflitto. Conflitto intergenerazionale, anzitutto: la maggior parte dei coinvolti nei processi produttivi che ha accrescito il livello di anidride carbonica negli ultimi quarant’anni sta consegnando ai propri figli un mondo in cui la riduzione di CO2 è diventata una mandatoria condizione di sopravvivenza. E dunque una ineludibile responsabilità.
In secundis, conflitto internazionale: per due secoli, Stati Uniti ed Europa sono stati i maggiori responsabili dell’inquinamento planetario, diretta conseguenza dell’inarrestabile processo di industrializzazione. Oggi, stando ai dati statistici, Cina e India stanno per strappare il primato ai precedenti detentori del titolo, identificandosi come responsabili del 30% dell’immissione di CO2 nell’atmosfera. Tuttavia, è proprio in Cina che si concentra la produzione di all’incirca il 30% dei beni di consumo dell’intero pianeta. In questo nuovo asset globale, Cina e India si trovano a “scontare” la responsabilità dell’inquinamento occidentale dopo che USA ed Europa hanno spostato la maggior parte della produzione in Asia nel corso degli ultimi decenni.
Ultima modifica 19 Aprile 2024
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