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La violenza di genere entra nelle aule di Medicina. «Bisogna aiutare le vittime a superare la paura e la vergogna.»
Il 23 novembre 2023, durante le lezioni di Clinica medica, su iniziativa del professor Luigi Mario Castello ad Alessandria, è stata allestita una rappresentazione di effetti provocati da violenza di genere e percosse con la tecnica del moulage. “Margherita ha seguito la lezione in un angolo dell’aula, lontana dai compagni, con il viso ricoperto di lividi e con atteggiamento mesto.” Una simulazione di ciò che, purtroppo, accade troppo sovente nella realtà.
Di Leonardo D'Amico
Data di pubblicazione
credits © UPO/Archivio di Ateneo
Il 23 novembre 2023, durante le lezioni di Clinica medica (Medicina interna) – curate dal professor Luigi Mario Castello e dedicate agli studenti del VI anno della laurea magistrale di Medicina e Chirurgia iscritti, ad Alessandria – è stata allestita una rappresentazione di effetti provocati da violenza di genere e percosse con la tecnica del moulage, ossia l’utilizzo di trucchi per simulare la presenza di lesioni cutanee e traumatiche. Grazie all’aiuto della dottoressa Carla Vigliano, tutor del Corso di Studi in Infermieristica ed esperta in didattica attraverso la simulazione, e alla partecipazione di una delle studentesse di Medicina e Chirurgia, Margherita Mautino, sono stati riprodotti sul viso e sugli avambracci della studentessa le lesioni caratteristiche che si riscontrano in una vittima di percosse.
Margherita ha seguito la lezione in un angolo dell’aula, lontana dai compagni, con il viso ricoperto di lividi e con atteggiamento mesto. Al termine della lezione programmata, il Docente ha presentato un caso clinico di donna vittima di violenza. Durante la presentazione del caso Margherita si è alzata e si è posta accanto alla cattedra, di fronte alle colleghe e ai colleghi.
«Premetto che avendo lavorato per molti anni in Pronto Soccorso – ha spiegato il professor Castello – ho maturato esperienza e sensibilità al tema della violenza di genere che, a mio avviso, rappresenta una priorità per tutti noi. Ritengo vile e inaccettabile minimizzare il problema o alzare il livello di attenzione solo quando la cronaca ce lo impone. Tutti dobbiamo agire, ognuno facendo la sua parte. Il messaggio che ho voluto portare in aula è semplice: “a breve sarete professioniste e professionisti della salute, vi troverete di fronte a vittime di violenze, maltrattamenti, ricatti e minacce; non tiratevi mai indietro, fate il vostro dovere fino in fondo, aiutate le vittime a superare la paura e la vergogna, non rimanete sulla superficie del problema, cercate di arrivare alla verità”.»
Il professor Castello ha spiegato a studentesse e studenti che molto spesso le pazienti riferiscono dinamiche accidentali per giustificare i segni e le lesioni («...sono caduta dalle scale»). È necessario far comprendere alle giovani generazioni che continuare a sopportare nel silenzio, illudendosi che le cose possano cambiare, è molto pericoloso, e che è possibile fare qualcosa di concreto per aiutare le donne vittime di violenza ad affrontare le difficoltà.
«In questo modo – ha detto il professor Castello – ho voluto rappresentare la sofferenza, ho voluto che ci fosse accanto al docente, alla cattedra, alle diapositive, una presenza fisica “inquietante” con i segni tangibili della sofferenza. Spero che questa mia piccola iniziativa possa essere stata utile a sensibilizzare le future dottoresse e i futuri dottori e a fare loro comprendere che questo enorme problema riguarda tutti noi e tutti abbiamo il dovere di fare qualcosa per contribuire alla sua soluzione. Siamo solo un tassello di un mosaico complesso ma penso che per dare una svolta al problema, chi opera a diversi livelli nelle Istituzioni e non solo debba fare rete e collaborare (medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, magistrati, forze dell’ordine, associazioni).»
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Ultima modifica 24 Novembre 2023
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