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Scienza e Ricerca

Un filo rosso che unisce Intelligenza artificiale e insegnamento: a Vercelli un incontro per esplorare le potenzialità e le sfide

Il seminario è stato promosso dal Centro di Ricerca Interdipartimentale sull'Intelligenza Artificiale dell'Università del Piemonte Orientale e dal Teaching and Learning Center - Centro per la Didattica Innovativa e mira a consolidare le competenze sul tema del machine learning.

Di Federico Mellano

Data di pubblicazione

Susanna Sacassani, Pier Cesare Rivoltella, Roberto Basili
Da sin.: Susanna Sancassani, Pier Cesare Rivoltella, Roberto Basili

credits © Archivio UPO

Giovedì 24 ottobre 2024 il Centro di Ricerca Interdipartimentale sull'Intelligenza Artificiale dell'Università del Piemonte Orientale e il Teaching and Learning Center - Centro per la Didattica Innovativa hanno tenuto a Vercelli, presso la Cripta di Sant'Andrea, l'incontro “AI generativa e didattica universitaria: una sfida da cogliere”. Un’occasione per riflettere sulle opportunità e le sfide che questa tecnologia pone nel contesto dell'istruzione. Moderato dai professori Luigi Portinale e Giuliana Franceschinis, entrambi ordinari di Informatica presso il Dipartimento di Scienza e innovazione tecnologica UPO, l'incontro ha ospitato interventi che hanno offerto una visione trasversale e profonda sul potenziale dell'AI per trasformare l'apprendimento e il rapporto stesso degli individui con la conoscenza.

La professoressa Susanna Sancassani, responsabile dell'Unità Metodi e Tecnologie Innovative per la Didattica (METID) presso il Politecnico di Milano, ha introdotto il tema centrale: l’AI generativa rappresenta una discontinuità nel rapporto tra esseri umani e conoscenza, impattando profondamente anche sul concetto di lavoro. Di fronte a una trasformazione così dirompente, diventa essenziale stabilire regole e regolamentazioni che garantiscano l’utilizzo responsabile dell’AI. Tuttavia, come sottolinea la professoressa Sancassani, l'AI offre anche importanti vantaggi, quali la personalizzazione e l'autonomia nell'apprendimento, trasformando l’educazione in un processo sempre più inclusivo e accessibile. Per quanto riguarda la didattica, l’AI apre nuove possibilità attraverso la “trasformazione transdisciplinare” che richiede un approccio all’apprendimento non limitato a singole discipline, ma capace di abbracciare la complessità della realtà in modo integrato. In questo contesto, l'insegnamento non può più ridursi a trasmettere semplicemente contenuti: deve mirare allo sviluppo di competenze critiche, creative e interpretative per formare studenti capaci di contestualizzare e valutare autonomamente le informazioni prodotte dall'AI.

Il professor Pier Cesare Rivoltella, ordinario di Media e Tecnologie per la didattica presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, ha portato l’attenzione sul tema della valutazione in ambito educativo, richiamando il modello in tre fasi di Charles Hadji: autovalutazione, valutazione intermedia e finale. In questo contesto, l’AI può fornire un valido supporto, facilitando i momenti di autovalutazione e offrendo feedback comparativi tra studenti provenienti da diversi ambiti disciplinari. Inoltre, Rivoltella ha sottolineato l’importanza di sperimentazioni istituzionali come il blended learning, l’apprendimento misto, che offre un'opportunità per ridurre il divario tra studenti frequentanti e non, migliorando l’inclusività del sistema educativo.

Il professor Roberto Basili, ordinario di Informatica presso l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ha esplorato la struttura dei modelli generativi, come GPT, spiegando il funzionamento dei meccanismi di self-attention che consentono al modello di analizzare le relazioni tra parole in una sequenza testuale. Basili ha evidenziato che, sebbene l'AI generativa possa produrre risposte sofisticate e apparentemente coerenti, non possiede consapevolezza o comprensione intrinseca: si limita a seguire schemi statistici appresi durante l’addestramento. Basili ha inoltre approfondito la dinamica del prompting, richiamandosi alla teoria del linguaggio di Wittgenstein, secondo cui il significato delle parole è determinato dal contesto. Analogamente, nel prompting, il tipo di input fornito influisce direttamente sulla qualità e la coerenza delle risposte dell'AI. Questa interazione può essere paragonata a un “gioco linguistico”, dove l'utente stabilisce il contesto e l'AI risponde secondo le regole apprese. Il prompting, quindi, diventa un’abilità fondamentale per ottenere risposte utili e rilevanti da un sistema di intelligenza artificiale.

Gli interventi al convegno hanno sottolineato che l’AI non deve sostituire l'insegnante, ma piuttosto supportare e ampliare le possibilità educative. In questo contesto, la capacità di adattarsi alle evoluzioni dell'AI rappresenta una competenza cruciale per docenti e studenti. Tuttavia, l’adozione dell’AI pone anche sfide significative, come il rischio che il sistema non sia in grado di comprendere fenomeni complessi. Diventa quindi essenziale incentivare un uso critico e consapevole dell'AI, stimolando l’apprendimento continuo e promuovendo la formazione di competenze avanzate e trasversali.

L’evento organizzato da UPO ha fornito una visione completa e sfaccettata su come l’intelligenza artificiale generativa possa essere integrata nella didattica universitaria, ponendo una sfida da cogliere con lungimiranza. Il futuro della didattica sembra quindi orientato verso un’educazione più flessibile, inclusiva e personalizzata, capace di sfruttare l’AI per ampliare le opportunità di apprendimento senza mai perdere di vista il valore dell’interazione umana e la centralità del pensiero critico. Ma lascia anche molti temi aperti, tra i quali quello delle conseguenze dell’AI sul mondo del lavoro, soprattutto su quella che il professore universitario israeliano Yuval Noah Harari ha definito, in modo provocatorio, la “classe globale inutile”, composta da quelle persone che hanno competenze molto basse e rischierebbero quindi di essere soppiantate.

 

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