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A San Genuario è ripreso lo scavo archeologico coordinato dall'UPO
La prof.ssa Eleonora Destefanis dirige il “cantiere-scuola” a cui partecipano 17 studenti e studentesse del Dipartimento di Studi Umanistici. Lo scavo proseguirà fino alla fine di settembre e, nella seconda metà del mese, sono previsti momenti di comunicazione pubblica nonché laboratori per le scuole.
Di Stefano Boda
Data di pubblicazione
credits © Archivio UPO
È ripreso da pochi giorni, lunedì 2 settembre, lo scavo archeologico presso l’antico monastero di San Genuario di Lucedio, presso il comune di Crescentino (VC).
Nell’autunno 2023 e tra maggio e luglio 2024 si sono svolte due campagne di scavo a cura della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli (2023) e dell’Università del Piemonte Orientale, su concessione del Ministero della Cultura (2024). La campagna di settembre appena iniziata è promossa e finanziata dal Comune di Crescentino, anche con fondi della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, e diretta sul piano scientifico dall’UPO, nello specifico da Eleonora Destefanis, professoressa associata di Archeologia cristiana, tardoantica e medievale presso il Dipartimento di Studi Umanistici, sempre nell’ambito di una concessione del Ministero della Cultura.
È proprio la prof.ssa Destefanis a inquadrare il contesto storico dell’abbazia: «Qui, già nell’anno 707, nel cuore del periodo longobardo, un gruppo di monaci si era riunito intorno al fondatore Gauderis, un ricco proprietario terriero del territorio che, come molti altri nel suo tempo, aveva deciso di convertirsi alla vita religiosa, costituendo un monastero dedicato a San Michele e diventandone abate. L’ente religioso venne affidato dallo stesso Gauderis al Vescovo di Vercelli e sin dai suoi inizi fu al centro dell’attenzione di re e imperatori che donarono terre e beni, ma anche le preziose reliquie di San Genuario, il cui nome si aggiunse a quello di Michele nella titolazione del monastero.
La lunga storia dell’abbazia ha lasciato traccia in una raccolta di documenti scritti, che però tacciono quasi completamente su come essa si presentasse, sui suoi edifici, sulla vita quotidiana che si svolgeva al loro interno. A tutte queste domande può invece rispondere l’archeologia che, attraverso l’analisi dell’architettura ancora conservata – la chiesa ha ancora significativi resti di età romanica – e l’indagine del sottosuolo fornisce elementi di grande importanza».
L’indagine ha sinora riguardato la piazza antistante la chiesa, di proprietà comunale. L’area ha restituito una ricca serie di testimonianze, a partire da un cimitero, che si sviluppa tra la fine del medioevo e l’età moderna, il cui studio potrà fornire uno spaccato molto interessante della popolazione della zona. L’analisi delle oltre 70 sepolture finora recuperate, infatti, che sarà condotta nei prossimi mesi, offrirà indicazioni sulla distribuzione per sesso e per età, sulle abitudini alimentari, sulle patologie e sulle attività lavorative svolte in vita dagli abitanti del luogo.
Inoltre, sono emerse le fondazioni di murature di notevole rilievo architettonico che indicano, stando ai dati attuali, la presenza di un’antica chiesa medievale più ampia dell’attuale e di una serie di edifici, anche monumentali, a essa collegati.
Lo scavo si sviluppa con le modalità di un cantiere-scuola dell’Università, poiché vi partecipano 17 studenti e studentesse, che trovano così sul territorio un’importante occasione di formazione per un eventuale futuro professionale in ambito archeologico. Proseguirà fino alla fine di settembre e, nella seconda metà del mese, sono previsti momenti di comunicazione pubblica nonché laboratori per le scuole.
Ultima modifica 11 Settembre 2024
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