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In ricordo di Jörg Luther

Il messaggio dei colleghi del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali per commemorare il Professore scomparso il 3 marzo 2020

Di Professori e ricercatori del DIGSPES

Data di pubblicazione

Luther
Jörg Luther

credits © UPO/Leonardo D'Amico

In ricordo di Jörg Luther

 

(Marburgo, 26 settembre 1959 - Torino, 3 marzo 2020)

 

I colleghi del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali

 

Il 3 marzo 2020 ci ha lasciati il professor Jörg Luther, ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico presso il Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali; docente dell’Università del Piemonte Orientale dal 2001 e dal 2013 coordinatore del Dottorato in Istituzioni pubbliche, sociali e culturali: linguaggio, diritti, storia.

Dei suoi vent’anni nel Piemonte orientale dice: “mi hanno insegnato il dovere di esprimere le mie preoccupazioni e speranze per il bene istituzionale del dipartimento e dell’ateneo, cercando sia di evitare intransigenze e disinvolture sia di promuovere mediazioni e (ri-) bilanciamenti”.

Jörg Luther era un professore totalmente appassionato del suo lavoro, in tutte le sue possibili declinazioni: didattica, ricerca, terza missione.

Amava profondamente insegnare, a studenti e dottorandi, e aveva per essi sincero rispetto: cercava di suscitare autonomia di pensiero e capacità di analisi critica, e sapeva valorizzare al meglio l’intelligenza di ciascuno, unendo in modo inscindibile gentilezza e severità esigente.

Era poi ricercatore di grande acume, cultura, curiosità in ogni campo del diritto costituzionale, italiano e comparato. Intendeva l’impegno in una ricerca di qualità come un suo preciso dovere, pur mantenendo sempre livelli anche quantitativamente ragguardevoli.

Infine, del portare la costituzione fuori dalle mura dell’Università – la “terza missione” – aveva fatto la sua missione, intessendo rapporti privilegiati con l’Isral, l’Istituto storico di resistenza alessandrino. Per lui “chi si occupa di costituzione ha una responsabilità maggiore di quella di altri giuristi, perché l’oggetto del suo lavoro non riguarda questo o quello singolarmente, ma la vita buona dell’insieme della comunità”.

Ma questo solo non sarebbe sufficiente a descrivere l’uomo Jörg Luther.

Jörg non era persona da passare inosservata. A iniziare dal suo abbigliamento anticonformista, “alla tedesca” (giacca, bermuda e sandali, per intendersi), che raccontava di una sua certa indifferenza per le forme, ma mai per la sostanza.

Neppure lasciava indifferenti i suoi interlocutori quando prendeva la parola: spesso spiazzava perché, anche dopo ore di discussione, che si trattasse di riunioni, seminari, convegni, era sempre in grado di offrire un punto di vista nuovo, originale, inconsueto: ciò a cui nessuno aveva ancora pensato. “Mi sono sempre sentito in dovere di presentare nuove idee anche fuori dal coro e di ricercare nuovi criteri di valutazione” dice di sé. Jörg aveva insomma uno “sguardo laterale”, “alternativo” sulle cose, sulle persone, sugli oggetti delle sue ricerche: vedeva ciò che altri non coglievano. E lo porgeva in un modo tutto suo: con un fare un po’ birichino, il capo un po’inclinato di lato e un appena abbozzato ironico sorriso sulle labbra.

Jörg era poi persona animata da profondo idealismo accompagnato da altrettanto profondo rigore. Talvolta era difficile per coloro che gli erano intorno, e forse anche per lui stesso, mantenere l’alto livello etico a cui avrebbe voluto che tutto e tutti si conformassero. Se talvolta nascevano incomprensioni, originavano dalla sua visione ideale di cose e persone – il dover essere - che si schiantava miseramente con il senso di realtà – l’essere – del resto del mondo. Questo poteva ingenerare in lui e negli altri sofferenza, ma non chiedeva mai agli altri più di quanto non chiedesse a se stesso. E, con parole sue, “anche coloro che possono aver sofferto le mie critiche e provocazioni, spesso molto dirette e talora non sufficientemente garbate, non possono disconoscere la volontà di spontaneità, originalità, immediatezza e autenticità delle mie idee”. 

Jörg, infine, era un uomo gentile e generoso; premuroso e sensibile; amante della cultura in tutte le sue forme, e particolarmente nella forma musicale; “avversario dei cinismi e delle ipocrisie”; ironico e umile come solo le persone davvero intelligenti sanno essere.

Anche nell’ultima fase della sua vita Jörg ci ha dato molto: ha subito capito che era tempo di fermare il corso ordinario delle cose, senza finzioni. Portati a termine i suoi insegnamenti (Istituzioni di diritto pubblico e Giustizia costituzionale), ha dedicato gli ultimi tre mesi della sua vita a un altro corso: “Il corso della vita mia”; un’autobiografia - da cui sono tratti i virgolettati in corsivo - in cui ha ripercorso gli anni della sua vita, di ricordo in ricordo, senza rimpianti e con grande serenità.

Jörg ha voluto condividere la sua malattia, senza isolarsi dietro “il pudore del male”. Ha accolto nella sua casa chiunque gliel’abbia chiesto; a chiunque l’abbia cercato ha risposto via telefono o via mail; a tutti ha dato l’occasione di parlare ancora una volta con lui, di riconciliarsi con lui, di portare con sé il suo migliore ricordo. E anche di questa sua ultima lezione, su come si possono vivere pienamente e dignitosamente i momenti finali della vita, gli siamo davvero grati.

Queste le ultime parole che ci ha affidato: “Non è facile pensare e gestire questo futuro in un contesto di crisi molteplici, politiche, economiche e culturali, che rendono i nostri piccoli mondi più insicuri. Il corso della vita mia mi ha insegnato di restare moderatamente ottimista […]. Quindi nessuno disperi ma tutti abbiano fiducia in sé stessi. La vita andrà avanti”.

Particolarmente in queste ore intendiamo fare tesoro del tuo moderato ottimismo, Jörg. Grazie!

    Ultima modifica 11 Agosto 2022

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